lunedì 29 marzo 2010

Il cielo questa mattina


Il cielo questa mattina
è una lastra di metallo,
i capelli non sono in piega
e ho uno strano sapore di ruggine
intanto che le porte sbattono
spinte dal vento di un marzo leso.
Forse è per via del materasso
che non regge più il peso
dei miei sogni caduti dal tetto
se il reggiseno si è sganciato
per la fuga del mio_cardio
minacciato da un'extrasistole sinistra.
L'espressione s'allunga
su un'immagine di vene emorragiche,
d'attrazione oscillante dal davanzale
e progetto ogni giorno la mia morte
ma non mi metto d'accordo con Dio.

Micol©poesia2010


waiting...



1 commento:

MicolForever ha detto...

Gibbì commento su www.millestorie.it 
27.03.2010 03:40

Il cielo stamattina era una lastra di metallo anche qui, da me.
Certe volte il tempo, quello meteo, sembra accordarsi (in accordo musicale, ma anche d'accordo) con l'umore. Allora, che sia tempesta o bonaccia, si gode comunque un'armonia.
I primi 6 versi mi sono sembrati belli assai. Il cielo, i capelli, la ruggine, il vento di marzo: sono in accordo, o d'accordo, o forse sono causa/e ed effetti; oppure effetti uniti dal caso. Fanno gruppo, in ogni modo. E fanno scintille, come quando l'aria è elettrica. Come quando l'aria è tangibile e infatti tira. Un'aria.

Capita che mi senta smontato (a pezzi mi pareva troppo splatter). Allora, prima o poi passo a immaginare la mia ricostruzione. E immancabilmente mi viene in mente il titolo di una canzone: La ricostruzione del Mocambo.

http://www.youtube.com/watch?v=kaLPyDZYmbg

E' una canzone di speranza, a suo modo, con una punta di tristezza. Così mi si accorda a sufficienza, quando sono smontato e penso ai Mocambi e alle parziali, goffe, ma vitali ricostruzioni.
Poi, forse un'austriaca non sarebbe male. Anche se sono titubante: ne conosco 2 opposte, di austriache: una tipo governante severissima, l'altra tipo fricchettonissima. Al limite me ne andrebbe bene una normale, media, una che si lava, ma senza esagerazioni.


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Mic commento su millestorie.it 

Mi era rimasto uno strascico flebile di speranza, poi ho sentito parlare di lei: della speranza!
Un uomo di grande esperienza e cultura ha esortato dicendo che "Guai usare la speranza come alibi, guai parlare e inculcare il concetto di speranza come la possibilità che ogni uomo avrà di ottenere una vita migliore"... come plagio e circuizione fu fatta dalla Chiesa nelle menti e nei cuori bisognosi di qualcuno che gli infondesse l'illusione, la chimera, l'utopica idea che passando a miglior vita tutto sarà beatitudine assenza di dolori estasi ... giacchè un corpo muore per diventare nel tempo assenza.
Mai dimentico quel che sono e ho imparato a non sentirmi nè meglio nè peggio degli altri. Sono un essere schivo che osserva e anche il metallico riflesso che il cielo ha dato ad ispirarmi i versi, non è altro che un punto di osservazione, la direzione utopica. Il pensiero che sale su una traittoria visibile solo ai miei occhi come funambulo in precario equilibrio.
La morte sarebbe la fine di ogni sofferenza.
Non temo il dolore fisico quanto quello dell'anima e le arterie sono percorse continuamente da un malessere a circolo continuo come fosse il solo combustibile che m'accompagna.