martedì 30 dicembre 2008

Sylvia Plath





"Quando dai a qualcuno tutto il tuo cuore e lui non lo vuole, non puoi riprenderlo indietro. Se ne è andato per sempre"


(Sylvia Plath)




 


 







POLVERE DI STELLE



Arsa viva di poesia
posate le ceneri
sull'urna di pietra
in offerta al signore dei venti

nella terra affonderò le mani
nell'acqua immergerò i piedi
sarò ponte di passaggio
per chi si sentirà smarrito

e nell'infinito
getterò lo sguardo
a leggere nelle stelle
la polvere



Micol & Marisa (ex Solima)

11 May 2006 :  00:58:19


lunedì 29 dicembre 2008

*CONCUPISCENTE E INDECENTE*






Concupiscente mi appari,


sopra le mie labbra brune,
dove ogni tuo lamento
come pioggia spargi,
là dove l’unica veste
è di pelle ambrata
segnata dall’impronta
del tuo fiato caldo.
Fra cosce piene abbraccio
la disubbidienza,
che pretende la tua bocca
con impazienza
e dischiusa attende
quel tocco fremente,
che solo tu sai dare
in un tormento indecente.

Micol

lunedì 22 dicembre 2008

Miocardio in stand by



Cosa più d'ogni altra
ti ha spaventato
per farti scappare
così, inghiottito e nero
d'inchiostro e tenebre
libero dalle stringhe
che ti legavano a me.
Incantato dal canto di sirene
in carne di pixel e code luccicanti
ti sei arreso,
il miocardio in stand by.
 Così mentre cadevo al suolo,
povero amore innocente e svagato,
non potevi sentire:
la neve quando cade
non fa rumore.

Micol

martedì 16 dicembre 2008

Al mio primo uomo












Padre non guardare l'ombra sul mio viso,
ho troppa paura ed ho pianto
pensandoti accanto.
Ho cercato nel ricordo ed ho trovato il rimpianto
per quell'abbraccio protettivo
così distante d'esser caduto nell'oblio.
Sei stato il primo uomo che ho amato
da te ho ereditato questo cuore arrabbiato
e mi hai dato la forza ed anche la pazienza,
la passione e la fierezza
di una Terra, madre severa con i suoi figli.
Non guardare, padre,
la mia pelle che ti somiglia,
è tesa d'ansia e non si placa la tempesta
e vorrei trovar sul tuo petto il rifugio
addormentarmi sentendone il calore,
per quietare tutti i tormenti
sotto la nenia del tuo canto.
Son certa che sia accaduto un tempo,
le tue braccia forti mi sollevarono
fui incoronata principessa del tuo Regno,
ma era una favola troppo fragile
interrotta dalla fatica
di notti e turni nella fabbrica.
Questo pentimento e strugimento
non trova più una tua sola carezza,
eppur son certa che l'attimo accaduto
non sia andato perduto
è ancora scritto sull'incrocio scuro dei nostri occhi
d'intesa e di parole mai dette.
Quanto ho  sbagliato, padre,
ma in fondo ho sempre saputo
che per te non è mai stato mistero,
ogni mio passo anche quello più nascosto.
Ti vedo ancora riflesso mentre mi osservi,
ostinata, in questa vita che mi hai donato,
ad arrampiccarmi sugli specchi
resi opachi e scivolosi dal fiato del mio Fato.

Mic




sabato 13 dicembre 2008

DELL’ADDIO IGNARI



















Mi allungo ombra verticale

a segnare meridiane d’argilla
sorretta da colonna di vertebre
e incoscienza.

Sull’abaco della memoria
conterò le orme circolari
dei miei sorrisi nel sonno
e dell’addio ignari.

Io dolcemente li generai
affidandoli all’oblio
perché fossero cullati
in grembo a Cassiopea.


Micol

venerdì 12 dicembre 2008

PIANOFORTE







Labbra rosse,

spudorato colore
su gradazione di grigi a sfumare



e un volto di sensi sotto un foulard di voile noire.



Fiori screziati sfidano il riparo dalla pioggia



dentro lo scandire pesante e liquido



di  note che cadono  da un cielo-pianoforte.



La sua coda è agile,

somiglia ai capelli
di una donna innamorata

in corsa lontano dal dolore.




Sopra il nastro d’asfalto nero e avorio



si rincorrono dita e sguardo sullo spartito,

non più preludio
di una melodia

ora picchia delirante
tacchi lucidi di lacrime.



Micol






Chopin Nocturne no. 8 op. 27 no. 2






Delle parole  suonate




agili e accurate



sono reclusa.



Esse scendono per scale,



giocano con note



e si sollevano aeree



in promesse di fuga.



Di questo scivolare



dagli appigli



di faticose prese



sembro confusa



o forse solo arresa.



Se solo il mio volto



non fosse rigato dal danno,



sarei grazia perfetta



nell’aggirarmi silenziosa



fra arredi e velluto




illuminati soltanto


dal chiarore lunare.


Micol




mercoledì 10 dicembre 2008

Di Mani Senza Domani













Verrà l'autunno sulle ghirlande spoglie

a sciogliere intrecci su sentieri ramati

e  raccoglieranno gocce le nere ciglia

del vapore l'impalpabile.

Saranno umide nuvole a sorvegliare

la curva lenta della scia

sul vetro annebbiato dal fiato


 della corsa a ridosso del tempo

  - avrei comunque perso quel volo -

di foglia staccata dal ramo

e di mani senza domani




      Micol



CANTO DI OPHELIA





Inebetita spargo
dei fiori i petali mortali
e la ragione
è stata avvelenata
dalla stretta azzurra
delle spire di serpe.

Delirio su pagine
e pagine
ancora pagine
(pagine)
-pagine-
/pagine/
di poeti dannati,
empatie, solitudini,
rinunce, falsità,
tradimenti, delusioni
sull'amore
dall'amore
nell'amore
amore,
amore.
AMORE!!!
Parole
senza tempo,
rimosse dal vento,
portate dal pianto,
incatenate da fede,
speranza e carità.

Dio!
Spada di Damocle,
flebili candele accese
su stanze buie,
danza e rogo di tulle.
Colpisci e affonda
dentro questo cuore cieco,
dentro questo palpitare muto
che pur mi assorda,
fa cessare ogni lamento.
Pietà!
Consuma la colonna
che tiene ancora in piedi
questo corpo che di sola anima
vivrebbe in eterno.
Ma non è questo il cibo,
non è lo stesso fosse acqua
a spegnere il fuoco dell'Ade
che mi consuma.

Ed ora,
quale riso abbonda
in quella me che si riconosce
nel vagare disperato
attraverso sentieri segnati
da dinoccolati piedi nudi
e nel canto di Ophelia
che nella follia ossessa
- PAZZA! -
mi urla addosso.

Micol


sabato 6 dicembre 2008

Fine di una migrazione



Pagine d’infinito da inchiostrare,
in evoluzioni
incondizionate d'attrazioni.
In fusione emozionale
i policromi universi
dopo incontaminate ascese
virano sul vuoto
gravitazionale.

Rotolano in lunghe gocce
di ceralacca rosso corallo
e mescolano
fin sulla punta di un’ala
un caldo sigillo,
la fine di una migrazione.









Micol





16 May 2007






Summertime









Summertime, time, time,time

Verso di bestia ferita
sul diaframma graffia,
pelle
dentro unghie laccate
di rosso porpora
 rovesciato
da ferite aperte.

Summertime, time, time,time

Mi rigiro in un letto di pensieri,
calde lacrime di hennè nero
tatuano tribali sul mio volto bianco
e di quelle simultanee nostalgie
non tracciano più strade
per arrivare a te
i miei sogni.


Hush, baby, baby, baby, baby, baby,
No, no, no, no, don’t you cry.
Don’t you cry!

Ricordo non hai voluto che piangessi
ma la tua voce si è spenta
nel silenzio
ed io ho compreso
che cavalli bianchi
erano stati liberati dal recinto
lasciandomi sola sulla terra battuta.

No, no, no, no, don’t you cry.
Don’t you cry!

E' tempo che io sia forte baby!
Niente più carte per un'ultima mano
il giorno nuovo
si è presentato con un' inchino
alzandosi dal suo letto a baldachino.


Hai barato
prendendoti tutto,
ma puoi ancora togliere
l'anello dal mio cadavere.
E' ancora caldo dal tuo ultimo sorriso.

No, no, no, no, no, no, no, no, no

Non si tarpano le ali
agli  angeli durante il loro volo
non ho  armi per raggiungerti
... e tu stai volando baby!

Vola alto baby
e non voltarti indietro
sei in un altro cielo
lontano dal mio.

No, no, no, no, no, no, no, no, no,
Don’t you cry,
Cry!


Micol

liberamente ispirata dall'ascolto di "Summertime" di J. Joplin



venerdì 5 dicembre 2008

Nessun giorno

   


 













Nessun giorno è uguale a questo giorno,
ho la pioggia in una tasca
e il cuore dentro ad un bicchiere.
Non porto mai quel che mi serve davvero
cammino come se dovessi incontrare
figure umane di marzapane.
Fa troppo caldo per indossare
un gessato e i tuoi gemelli d’oro
ma alla tua camicia nera non rinuncio
è assente l'asola per sposare il bottone
quella sopra il tuo ombelico.
Sarei voluta essere uomo per un solo giorno,
regalare una rosa a tutte le donne
incontrate in stanze segrete.
Le avrei chiamate amiche
su quel loro sottile desiderio d'essere amanti
e avrei riso con loro
dell'impazienza del sesso che inganna
e qualche volta prende in prestito il nome all'amore.
E in quel giorno che Nessuno ricorderà
avrei potuto persino scivolare
nell'assurdo addio di un silenzio ostinato
che assale di lamento nero
tutti quei giorni mai vissuti davvero.
Micol


  






Malgrado Te



Forse dovrei ancora amare
quel corpo che si offre e mi pretende
ma vedi amore mio
dove cominci tu finisco io.
Da troppo tempo anche le lacrime
sono fiumi prosciugati,
nemmeno le parole
sembrano abbiano più colore.
Saranno i tuoi gomiti appuntiti
che mi fanno male sopra i fianchi
non hai mai ascoltato i miei lamenti
che hai sempre confuso con sospiri.
Saranno ora i tuoi occhi stanchi
che si sforzano di vedere,
che io temo di trovarci dentro
l’arrivo del silenzio che mi grida di scappare.
Chiudo a chiave e non rispondo
mi stordisco con l’alcool della colpa
bevo sorsi brevi perché durino più a lungo
e m’accarezzo lenta per farmi compagnia.
Saranno le tue gambe fini
a ricordarmi di certe stanze bianche
il metallo freddo dei montanti
dove mi hanno legata


perché non mi muovessi.

Ma nessuno può impedirmi

di mutare in un gabbiano
basta chiudere gli occhi
e respirare
per arrivare in alto e volare,
malgrado te, sopra il mare.


Micol



mercoledì 3 dicembre 2008

Sulle macerie





E’ per questa poesia
che mi porto cucita addosso
che riesco a scorgere solo
le tue regali spalle
e nulla oltre, nemmeno il mare.
Chiudimi gli occhi
su un giorno eterno
che tanti ne ho avuti
caduti al tramonto.
Sei da vivere,
come pura emozione
che mai sazia anche dopo averti vissuto,
perchè ancora sbilancerà il passo
e procurerà vertigine,
quella che poi cerca l'appiglio,
nell'attesa stesa
sul filo dei nostri mattini
quando a darmi un pò di pace
era la tua voce.
Porgimi la tua mano con fiducia
saprò leggervi dentro
tra le ferite d'uomo,
il tuo destino scolpito.
Ritorna ad accendere le nostre notti
dentro la seta nera di cielo e lenzuola,
per te sorreggerò impalcature di stelle
per edificare ancora sulle macerie.

Micol




La Notte




Ed è qui che cadde il giorno
e la notte rivestì ogni profilo
lasciando nuda la luna
languida e distesa sul lago.
Giunse il vento in movenza sinuosa
si atteggiava falsamente ignaro,
irriconoscente
allo scarlatto orizzonte andato
di avergli donato il mite fiato

e più non fu quiete,
se non per quel crespo aderente
che si manifestava appena in superficie
dei visibili effetti dell’invisibile.

Micol


Livida di tagli indaco















Livida di tagli indaco
copro di lino tele di nervi
e i neri ideogrammi
della tua storia,
pulsano dalle vene
ancora vivi.
Sono stati asciugati col sale,
da lacrime e sangue
d'inchiostro di china
in questa carne segnata
da dolore e miseria.

Micol


Liberavo la carne























Si sparge d’incenso la dimora,
memore di corsie illuminate
da tagli di luce.

Trama d’organza
copre lo sguardo
impedendo la meta
di ridurre l’attesa,
eppure,
tra i nodi tessuti
io vedo
l’immagine sorgente
dai petali posati
sotto il passo leggero
dei miei piedi scalzi.

Liberavo la carne
perché desse voce
alle sue avide bocche,
ora chiude fra gli arti
di un’ abbraccio fetale,
sensi saziati,
forse immeritevoli,
della gioia breve
sopravvissuta.

Micol



http://www.millestorie.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=12444



Filo a piombo




M'accorgo d'esser filo a piombo
pesante e teso verso il basso.

Perpendicolare,
senza ombra di dubbio
imperterrita sulla mira,
ferma sul punto.

Non vado a capo,
nè oscillo
disponibile solo
all'attrattiva gravitazionale
anche se costa
questa fatica testarda
che collima, in discussione aperta,
per razionalizzare la relazione
tra ragione e sentimento.

Inutile il ruolo d'arbitro,
perchè mi fu assicurato il libero arbitrio
e se patibolo dovrà essere

allora che sia,

ma prima d'ogni pronuncia
al mio esecutore
voglio guardar bene in faccia.

Micol








martedì 2 dicembre 2008

Che sia data la parola ai sassi




L’anima scalza
ha piedi bianchi che corrono lontano
il suo volto
è un riflesso senza più somiglianze.
Stride l’anima urlante
nell’assordante silenzio che la segue.
Ha un basso che batte sullo stomaco
e Il fiato corto
di chi si aggira smarrita e chiede ai sassi:
<Avete visto una donna dagli occhi scuri,
vestita di mesto rimpianto?>

Che sia data la parola ai sassi
perchè possano risponderle,
prima che il purpureo colori il suo volo
e il cielo batta ciglia d’ali di neri corvi.

Micol

Riflessioni su un tempo piccolo


proprietà immagine* FOTO STUDIO IMMAGINE BIELLA



... E so,

 di essere stata quella donna

che ha camminato sul filo di un tuo pensiero,

in equilibrio dentro la sintesi di un tempo,

di vissuti e amnesie.

Micol

Leghi caviglie con nastro nero


proprietà immagine* FOTO STUDIO IMMAGINE BIELLA


Leghi caviglie con nastro nero

perché io non fugga da questa morte
e si spingono a diventar capestro
quelle carezze sottili che fan tremare
per la dolenza del consumato canto.
In quell’istante sopportato
in cui ti nutri del mio ventre,
trapasso in quella vita confacente,
dolce miraggio d’infedeltà
e appendo le mie gambe, cingendole
intorno a quegli anelati fianchi.
Sopra un letto imperfetto
sfiori l’impronta del mio corpo,
cercandomi ancora fra pieghe d’amplesso
che ti abbandonano perplesso.
Separo la tua presenza dalla mia,
in tempo dissimile dal tuo
e m’accorgo in mestizia che in quella me, di te,
resta per breve vita un indefinito riflesso
che scivola lento, fuori dal mio sesso.

Micol



lunedì 1 dicembre 2008

Petalo di Luce







Il respiro si fece iridescente



all’annuncio estatico



del nobile sentimento



e incontro all’iride trasparente,



che il perduto giorno sconfessa,



si posò come petalo



la luce riflessa.


Micol


 


 




Se dimentico




il respiro che dai alle parole
(che nessun altro può sentire)
anche questa solitudine
diverrà naturale
che nella trama scucita
incespicherà sull'orlo
per la corsa verso il vuoto
 e

se nella resa dimenticherò,
sopra la voce rea
il sibilo del dardo,
potrò finalmente fermarmi
a fissare lo sguardo sgomento
sopra il respiro del vento.

Micol



domenica 30 novembre 2008

Ballo Sola



Ascoltando il cuore

e quel che ha da dire
che di noi è musica
e sulle punte muove i passi

ballo sola,

ondeggiando nell'aria
come foglia tardiva.

Micol