mercoledì 22 luglio 2009

INCHINO


 



Dopo ho atteso che tornasse.
Qualcuno si era preso la mia febbre di figlia dei sogni.
Accadeva davanti ai miei occhi e io, non mi accorgevo
della voce rauca che dalle menzogne cambiava
il genio impacciato del cantastorie.
Ingenua, ballavo, ridevo, cantavo e amavo.
Amavo! Pendevo dalla lacrima di gioia di una stella.
Riusciva a stupirmi ogni respiro della terra.
Divenni ricca di cieca follia.
Intanto che mi venivano sottratte goccia a goccia
le ore dal profilo della collina.
Stavo lì a guardare l'illusione farsi bella d' immortalità scivolare via.
Aveva la stessa intuizione dello strascico che raccoglie e trascina sotto di se
il fruscio dei sensi portandoli via dentro di se.
Portandosi via tutto da me.
avanti a quello spettacolo, bizzarra fanciulla senza più terra da coltivare,
finii per sollevare il cappello e salutare, flettendo un elegante inchino.

Micol

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